Sviluppi macro
Ancora una volta, la crescita economica statunitense ha sorpreso al rialzo, con il PIL in crescita del 3,3% annualizzato su base trimestrale nel Q4 2023, a fronte del 2,0% atteso. Questo significativo incremento dell'attività è stato trainato ancora una volta dalla domanda interna, dalle famiglie e dai consumi pubblici, e in misura minore dagli investimenti. Il riporto per il 2024 si attesta ora al 1,3%, inducendo l'FMI a rivedere significativamente le sue previsioni di crescita dal 0,6% al 2,1% per il 2024. Inoltre, il mercato del lavoro ha superato le aspettative di consenso per una continua stabilizzazione con la creazione di 595.000 nuovi posti di lavoro negli ultimi 2 mesi e un aumento significativamente superiore alle attese dei salari orari medi (+0,6% contro +0,3% previsto), dimostrando che il mercato del lavoro rimane un supporto sostanziale all'economia statunitense.

Al contempo, la stima preliminare della crescita del PIL nell'Eurozona per il quarto trimestre 2023 rivela una crescita dell'attività pari a zero dopo il terzo trimestre 2023 (-0,1%), il che riflette la debolezza prevalente nell'eurozona per diversi trimestri. Tuttavia, questa crescita anemica cela una significativa eterogeneità tra i paesi della regione. Mentre Portogallo, Spagna e Italia hanno evidenziato una crescita, nell'ultimo trimestre, la Germania ha subìto una contrazione del PIL. La crescita economica tedesca è penalizzata da diversi trimestri dal rallentamento del commercio globale, dalla debolezza della domanda in Cina e dal calo delle vendite di automobili. Nonostante l'allentamento, i prezzi dell'energia rimangono più alti rispetto al periodo pre-Covid a causa della mancanza del gas russo. Ciò pesa sulla competitività dell'economia tedesca, con il volume di esportazioni verso i paesi terzi in calo del 10% in un anno. In Francia e in Italia, la domanda interna contribuisce negativamente al PIL, ma è compensata dalla crescita delle esportazioni nette. In linea con le disparità in termini di crescita, l'indagine della Commissione europea mostra ancora una volta la divergenza tra la Germania e i suoi vicini. Ad esempio, l'indicatore del clima economico pubblicato dalla Commissione europea ha ceduto 2 punti in Germania, ma è aumentato di 1,4 punti a gennaio in Francia e in Spagna. E, nonostante la ripresa di gennaio, gli indici PMI manifatturieri dell'Eurozona rimangono in territorio di contrazione.

Sul fronte della politica monetaria, la BCE è rimasta prudente nella sua prima riunione del 2024, e Lagarde ha ribadito più volte che le future decisioni di politica monetaria dipenderanno dai dati futuri, in particolare dall'andamento dei salari e dall'andamento dei margini di business. La BCE prevede che la crescita dei salari sarà assorbita dai margini delle imprese piuttosto che trasmessa al consumatore finale, il che comporterebbe un'altra ondata di inflazione.

Anche Jerome Powell ha mostrato cautela riguardo alle tempistiche dei tagli dei tassi durante la prima conferenza stampa del FOMC del 2024. Tuttavia, ha tenuto un discorso incoraggiante sullo stato e la traiettoria dell'economia americana, affermando di avere "fiducia nella convergenza dell'inflazione verso il suo obiettivo" e che sarebbe importante tagliare i tassi "né troppo tardi né troppo poco", per non pesare troppo sull'economia statunitense. Nonostante l'ottimismo, la Fed mantiene la flessibilità sulle tempistiche dei tagli dei tassi. Sulla scia dei toni più restrittivi di Powell e del tasso di creazione di posti di lavoro superiore alle attese, il mercato dei tassi ha rivalutato le aspettative di un primo taglio tra marzo e maggio.

Reazione dei mercati
Gli indicatori della volatilità implicita, come il VIX e il MOVE, sono rimasti invariati, segnalando l'assenza di tensioni all'inizio dell'anno. Il TOPIX registra la migliore performance azionaria con un incremento del 8%. Dopo un inizio di gennaio esitante, i mercati azionari statunitensi si sono apprezzati nella seconda parte del mese, trainati dai titoli large cap e dagli utili. Malgrado una fine 2023 incoraggiante, le small cap statunitensi hanno perso terreno, cedendo il 4% nel mese. Nell'Eurozona, l'Euro Stoxx 50 ha registrato un modesto incremento del 2% da inizio anno. Il mercato cinese ha segnato il passo, con una perdita di oltre il 6% a causa della crisi immobiliare, delle pressioni deflazionistiche e dell'assenza di sostegno pubblico per ripristinare la fiducia, che continuano a pesare sull'economia.

I rendimenti dei titoli di Stato sono aumentati durante tutto il mese, superando il 2,3% per il Bund e avvicinandosi al 4,2% per il T-Note statunitense, prima di allentarsi in seguito alle comunicazioni delle banche centrali di entrambe le sponde dell'Atlantico. Gli spread creditizi dell'High Yield USA si sono ampliati significativamente (+21 pb) in concomitanza con le difficoltà di una banca regionale negli Stati Uniti, che ha annunciato perdite significative legate ai prestiti immobiliari commerciali. Infine, all'inizio dell'anno i prezzi del petrolio sono saliti di oltre il 6%, in quanto le tensioni nel Mar Rosso hanno determinato una riduzione di oltre il 40% del volume degli scambi che attraversano il Canale di Suez.

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